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Lula fa discutere il G8. L’imbucato è Bush

Il presidente brasiliano ha dato lezioni di realpolitik a pro e anti global. Attirando l’attenzione dei media sul problema della fame nel mondo.

di Carlotta Jesi

Non lasciatevi ingannare dalla stretta di mano fra George Bush e Jacques Chirac. L?immagine simbolo del G8 2003 è la foto di gruppo con tunica (del nigeriano Olusegun Obasanjo) e caffettano (del principe reggente saudita Abdullah) che i leader delle 8 potenze più ricche del mondo hanno fatto insieme ai leader di 11 potenze emergenti invitate a Evian da Chirac. Didascalia: “C?è molto altro su questa terra oltre agli Stati Uniti e all?Europa. E tutto diviene molto più grande, vivace, fantasioso e ricco se lo si guarda da questa prospettiva”. Una frase del presidente brasiliano Luiz Inácio Lula, che spiega meglio di qualsiasi altro portavoce o comunicato stampa cosa vuol dire, in pratica, “l?attaccamento a una visione multilaterale del mondo” professata dal presidente francese e snobbata dal presidente americano rimasto a Evian appena 24 ore. Poche, quasi un insulto stizzito al padrone di casa e alla sua visione del mondo. Ma abbastanza per capire che Lula e i colleghi dei Paesi emergenti non si trovavano al G8 come imbucati alla tavola dei grandi. Il contrario, semmai. Il presidente brasiliano s?è presentato da protagonista e ha dato lezione di real politik ai new global che l?accusavano di tradimento per aver deciso di partecipare al summit esortando i colleghi degli altri Paesi in via di sviluppo a “non attendere un invito dei ricchi per iniziare a costruire nel Sud una globalizzazione più giusta”. Cominciando dalla costituzione di un fondo internazionale contro la fame da finanziare con una tassa sulla vendita di armamenti. Proposta che è finita sulla prime pagine di tutti i giornali e che ha spaccato attivisti, politici e giornalisti in missione sul lago Lemano. Fari puntati sulla fame Luca De Fraia, di Azione Aiuto, che ha visto il presidente brasiliano in azione a Evian, è convinto che la sua presenza abbia ottenuto l?effetto sperato: “Lula ha spinto i media a concentrare l?attenzione su un tema che gli è caro: la lotta alla fame. Ricordando che in Brasile, come nel mondo, c?è cibo per tutti. Il problema è l?accesso”. Giudizio condiviso anche da Federico Rampini di Repubblica, secondo cui “il G8, che è anche il club dei principali esportatori di armi, è il luogo ideale per la proposta di una tassa sulla vendita di armamenti. Le parole di Lula evidenziano lo squilibrio tra le risorse spese per le armi e quelle per i Paesi poveri”. Una provocazione riuscita, insomma. Ma non tutti sono così entusiasti dell?idea. “Anche se è realista, perché il commercio delle armi esiste e Lula ne prende atto, per me è impossibile appoggiarla”, spiega il presidente dell?Associazione delle ong italiane, Sergio Marelli. “Da uno come Lula mi aspettavo di più. Speravo che dicesse in faccia ai G8 di smetterla di vendere e comprare armamenti. Capisco perché abbia accettato l?invito dei grandi, ma avrei preferito che, con un guizzo da sindacalista, rifiutasse di sedere a tavola con Bush, Blair e compagni”. Un po? deluso dalla tassa sulle armi è rimasto anche il fondatore del Sermig, Ernesto Olivero, che però appoggia in pieno la partecipazione di Lula al G8: “Ha una credibilità che gli permette di fare progetti per una gestione diversa del mondo. È importante che i Paesi poveri seguano il suo esempio. Abbiamo già raccolto un milione di firme di appoggio al suo piano Fame Zero in tutto il mondo. Ma non rinunceremo a spiegare al presidente brasiliano che la vera saggezza, oggi, è imboccare la strada del disarmo”. I farmaci sono un miraggio Sulla credibilità di Lula puntavano moltissimo anche le ong giunte a Evian per difendere un altro diritto dei più deboli: quello alla salute e ai farmaci anti Aids nel Sud del mondo. Farmaci cui ha accesso solo lo 0,001 per cento dei sieropositivi sudafricani contro il 100 per cento di quelli brasiliani perché, dal 1997, il governo di Brasilia distribuisce gratuitamente a tutti i malati il cocktail di tre farmaci antiretrovirali che tiene in vita i ricchi americani. “Un record positivo che fa molta paura ai G8”, spiega Nicoletta Dentico di Medici senza frontiere, “senza contare che dobbiamo alla mobilitazione del Brasile due delle vittorie più importanti sulla salute ottenute negli ultimi anni: l?accordo di Doha sull?esportazione di farmaci generici tra Paesi poveri, che attende ancora di essere applicato, e la risoluzione approvata dall?Organizzazione mondiale della sanità pochi giorni prima del G8 che invita i governi ad anteporre la salute degli abitanti a quella delle aziende farmaceutiche”. Purtroppo, Wto e Oms hanno dato a Lula più ascolto dei G8. “Sull?accesso alla salute, a Evian è stato un nulla di fatto. Anzi, peggio: dai documenti ufficiali è stato cancellato qualsiasi tipo di riferimento alla dichiarazione di Doha”.

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